Sede

DOMENICO FALCE, Veduta prospettica della città di Belluno, (olio su tela, 1690)L’Archivio di Stato si trova in uno dei più bei palazzi del centro cittadino. L’edificio fu per secoli sede della ‘Scuola’ (confraternita laicale) dei Flagellanti di Santa Maria dei Battuti ed è adiacente alla chiesa omonima. Sorto nell’Italia centrale nel 1260, il movimento dei Flagellanti si diffuse rapidamente verso nord. L’istituzione della confraternita a Belluno e la redazione della relativa mariegola (matricola) datano al 1310.

La Scuola, d’impianto trecentesco, pur avendo subito vari rimaneggiamenti, conserva ancora molteplici decorazioni ad affresco del tardo secolo XV, nonché – della stessa epoca – una ricca serie di formelle (tavolette) lignee dipinte inserite tra le antiche travi del soffitto, che rappresentano rare testimonianze del perdurante gusto gotico in città.

In seguito alle soppressioni napoleoniche delle congregazioni religiose, l’edificio divenne di proprietà demaniale (com’è ancor oggi) e fu destinato ad ospitare l’Archivio notarile distrettuale dal 1806 al 1971. Nel 1973 venne consegnato in uso al Ministero dell’Interno, come sede per l’Archivio di Stato che, istituito in quello stesso anno, era provvisoriamente ospitato nella locale Prefettura. La nuova sede fu effettivamente occupata nel 1976 e successivamente interessata da laboriosi interventi di consolidamento statico e ristrutturazione dei depositi e della sala di studio.

La chiesa, pure intitolata a Santa Maria dei Battuti, fu edificata intorno al 1330; di qualche decennio posteriore è invece il portale gotico, che nel 1892 venne asportato e inserito sulla facciata laterale della chiesa di S. Stefano, ove si trova tuttora. Risale invece al 1425 la costruzione della torre campanaria, che fu in parte demolita nel 1878, perché divenuta pericolante in seguito ai danni causati dal terremoto del 29 giugno 1873. Il portalino sulla destra della facciata, che dava accesso a un chiostro, o comunque a una struttura coperta di cui rimangono tracce lungo la muratura sud della chiesa, reca una datazione al 1441. La chiesa conteneva opere di alto livello artistico, che nei primi decenni dell’Ottocento andarono disperse o trasferite in altri edifici di culto: nelle fonti si ricordano dipinti di Vivarini, Paris Bordone, Caliari, Tiziano, Ridolfi, Diziani.


Dopo l’indemaniazione napoleonica, la chiesa conobbe una vicenda diversa rispetto alla Scuola, essendo stata ben presto alienata dall’amministrazione italica a privati. Il compendio originario si è ricostituito nel 1984, quando la chiesa, ritornata di proprietà statale, è stata pure consegnata all’Archivio, per un uso istituzionale. In essa sono attualmente (2005) in fase conclusiva i lavori di restauro, mentre verranno presto avviati quelli per il collegamento con la sede principale dell’Archivio. Nella chiesa si sta ricavando un grande spazio multifunzionale, che potrà essere adibito a sala di studio e comunque offrirà alla città, e non solo all’Archivio, un importante luogo – l’unico così esteso e prezioso esistente nel centro cittadino – per incontri, conferenze, convegni e mostre. All’interno della sala è stato inoltre realizzato un ampio soppalco destinato ad ospitare alcuni uffici o servizi dell’Istituto.